Trento - Torre Vamga
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Trento, fu «nemico della violenza e amico della pace». Egli riuscì a costruire una pace duratura in Trentino e di lui si ricorda sopratutto che «governò in modo pacifico». Federico risolveva i problemi con il diritto, la diplomazia, gli accordi, i compromessi. Nel periodo in cui resse Trento non ci furono battaglie, almeno ufficiali, non ci furono spargimenti di sangue. Lui stesso nella auto presentazione si dice "amico della pace". Ebbe un'intuizione di fondo: il suo potere si legittimava anche come garanzia della tranquillità pubblica. Il Codex, da lui voluto, rimase fino al 1700 un documento che garantiva alla Chiesa di Trento alcuni diritti, stabiliva dei limiti per gli altri poteri, decretava gli spazi entro cui il potere ecclesiastico poteva muoversi. L'attenzione con cui Wanga seguiva in prima persona la raccolta dei documenti del Codex era quasi maniacale. Ci si è accorti che in più punti il vescovo scriveva delle note di suo pugno sui manoscritti, ricordando, in nota, cosa andava trascritto e a quale avvenimento - vissuto in prima persona - si riferiva un testo. Presto si avrà la relazione di un esperto che ci dirà se effettivamente si tratta di note scritte personalmente dal Wanga. È curioso notare come il vescovo, che era di lingua germanica, confonda la lettera "p" con la "b" come ad esempio
Cliccando sulle immagini si ottengono le stesse ingrandite
quando scrive "proilo" invece di "broilo". Fu lui, il Wanga, a dare compattezza all'episcopato e venne eletto alla presenza e per volontà di papa Innocenzo III che a lui affidò il compito di sistemare una situazione complessa, a Trento. Accompagnò personalmente nel passaggio delle Alpi, sempre per volere di Innocenzo III, Federico II che si recava alla sua incoronazione. Dopo di lui - morì nel 1218 - la situazione non proseguì allo stesso modo e con la stessa "tranquillità"». A quel tempo la Chiesa viveva il rinnovamento innescato da San Francesco. La Chiesa trentina era più tranquilla di altre. Se anche qualcosa avvenne, il Codex non era il luogo giusto dove menzionarlo. Forse nella vicenda di un certo Brunello di Ala che voleva andare via dal Trentino e che Wanga vuole trattenere c'è la storia di una vocazione francescana di un personaggio importante per la gente del tempo. E delle famiglie del Trentino di allora,Si trova la distribuzione e la delimitazione del potere di alcune famiglie importanti come i Castelbarco, gli Arco, gli Appiano e i conti del Tirolo. Con loro il vescovo scese a compromessi, concesse e negò. Ma intervenne anche nella gestione delle miniere. In un documento si legge come riunì i "verci", i proprietari delle miniere, per stabilire delle regole. In questo caso si vede come la Chiesa non volesse dare ordini che implicavano punizioni con spargimenti di sangue e desse invece il compito ai "verci" di tagliare le mani a chi avesse osato danneggiare una miniera. Il 23 novembre, presso il Museo diocesano e presso Torre Vanga, si è tenuto un convegno di studi e una si è potuto assistere alla mostra dedicati al Codex e al suo ideatore.
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