Trento -  Torre Vamga

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Torre Vanga - Trento,Particolare

 

 

Torre Vanga - Dopo il restauro

Torre Vanga, il 23 novembre del 2007 ha riaperto finalmente al pubblico, dopo lunghissimi lavori di ristrutturazione. L'occasione è stata degnamente celebrata con l'inaugurazione di una mostra dedicata a «Federico Vanga e il suo governo», che ha visto l'esposizione anche della copia settecentesca del «Codex Wangianus» conservato presso il Comune di Trento. Avviati nel giugno 2002 i lavori di restauro della torre medievale avevano subito una battuta d'arresto di quasi un anno; il primo progetto quello dell'architetto Festi, considerato troppo invasivo, era stato accantonato, e rivisto con l'introduzione di una consistente variante progettuale affidata agli ingegneri del servizio Beni Culturali. Successivamente i lavori avevano dato adito ad una lunga controversia con la ditta incaricata del restauro, la Cles Scarl di Treviso, conclusasi con una transazione. Il costo totale dell'opera, arredi compresi, ha superato pertanto i 2,5 milioni di euro. La Provincia non ha ancora deciso le modalità di riapertura al pubblico, ma dalla Soprintendenza assicurano che la visita alla duecentesca torre, uno dei simboli della città di Trento, sarà sicuramente possibile, e a piccoli gruppi si potrà anche salire anche fino al tetto. Lo scopo è quello di arrivare a farla vivere interamente e quindi di consentirne a tutti l'accesso. Con la sistemazione del giardinetto esterno, i lavori si sono conclusi in maniera definitiva. Al primo piano, infatti, è stata ricavata una bella sala polivalente, destinata a mostre, conferenze, piccoli convegni e altre manifestazioni. Alcuni locali saranno poi visitabili nel fusto della torre, con possibilità di raggiungere il tetto salendo appunto una scala. Il percorso di visita comprenderà anche parte del seminterrato: durante i lavori di consolidamento è stata portata alla luce la base della torre rimasta sepolta per secoli. Questa parte della torre sarà visitabile se la falda dell'Adige non si alzerà troppo, perché nonostante siano state previste delle pompe è possibile che in alcuni periodi dell'anno ci sia il rischio di allagamenti e quindi questa zona potrà restare chiusa. In compenso verrà allestita, stabilmente, una sezione espositiva con i reperti archeologici recuperati durante gli scavi. Si tratta di porcellane, ceramiche e vasellame che, dopo la pulitura e la catalogazione, entreranno a far parte del percorso di visita della torre. Sarà in oltre allestita una mediateca sui temi del restauro, concepita come un centro studi per un pubblico specializzato. Una volta terminato l'allestimento interno, gran parte del compendio monumentale di Torre Vanga sarà visitabile. La torre, già appartenente ai Vanga e rimasta chiusa per secoli, potrà così, una volta riaperta al pubblico, diventare patrimonio della città anche sotto il profilo degli eventi che le storiche mura potranno in futuro ospitare. Federico Wanga, il principe vescovo che a partire dal 1207 governò su
 

Trento, fu «nemico della violenza e amico della pace». Egli riuscì a costruire una pace duratura in Trentino e di lui si ricorda sopratutto che «governò in modo pacifico». Federico risolveva i problemi con il diritto, la diplomazia, gli accordi, i compromessi. Nel periodo in cui resse Trento non ci furono battaglie, almeno ufficiali, non ci furono spargimenti di sangue. Lui stesso nella auto presentazione si dice "amico della pace". Ebbe un'intuizione di fondo: il suo potere si legittimava anche come garanzia della tranquillità pubblica. Il Codex, da lui voluto, rimase fino al 1700 un documento che garantiva alla Chiesa di Trento alcuni diritti, stabiliva dei limiti per gli altri poteri, decretava gli spazi entro cui il potere ecclesiastico poteva muoversi. L'attenzione con cui Wanga seguiva in prima persona la raccolta dei documenti del Codex era quasi maniacale. Ci si è accorti che in più punti il vescovo scriveva delle note di suo pugno sui manoscritti, ricordando, in nota, cosa andava trascritto e a quale avvenimento - vissuto in prima persona - si riferiva un testo. Presto si avrà la relazione di un esperto che ci dirà se effettivamente si tratta di note scritte personalmente dal Wanga. È curioso notare come il vescovo, che era di lingua germanica, confonda la lettera "p" con la "b" come ad esempio

 

    

   

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quando scrive "proilo" invece di "broilo". Fu lui, il Wanga, a dare compattezza all'episcopato e venne eletto alla presenza e per volontà di papa Innocenzo III che a lui affidò il compito di sistemare una situazione complessa, a Trento. Accompagnò personalmente nel passaggio delle Alpi, sempre per volere di Innocenzo III, Federico II che si recava alla sua incoronazione. Dopo di lui - morì nel 1218 - la situazione non proseguì allo stesso modo e con la stessa "tranquillità"». A quel tempo la Chiesa viveva il rinnovamento innescato da San Francesco. La Chiesa trentina era più tranquilla di altre. Se anche qualcosa avvenne, il Codex non era il luogo giusto dove menzionarlo. Forse nella vicenda di un certo Brunello di Ala che voleva andare via dal Trentino e che Wanga vuole trattenere c'è la storia di una vocazione francescana di un personaggio importante per la gente del tempo. E delle famiglie del Trentino di allora,Si trova la distribuzione e la delimitazione del potere di alcune famiglie importanti come i Castelbarco, gli Arco, gli Appiano e i conti del Tirolo. Con loro il vescovo scese a compromessi, concesse e negò. Ma intervenne anche nella gestione delle miniere. In un documento si legge come riunì i "verci", i proprietari delle miniere, per stabilire delle regole. In questo caso si vede come la Chiesa non volesse dare ordini che implicavano punizioni con spargimenti di sangue e desse invece il compito ai "verci" di tagliare le mani a chi avesse osato danneggiare una miniera. Il 23 novembre, presso il Museo diocesano e presso Torre Vanga, si è tenuto un convegno di studi e una si è potuto assistere alla mostra dedicati al Codex e al suo ideatore.

 

 

 

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