La "ruota
della fortuna"
iconografico piuttosto insolito ha
qualche analogia con la figura scolpita sul dado del capitello
di sinistra del protiro della porta laterale del Duomo di
Verona. All'altezza delle ore, a destra di chi guarda, piccoli
personaggi a testa in su, dalla parte opposta analoghi
personaggi a testa in giù. La ruota di Trento gira insolitamente
in senso antiorario rispetto alle altre rappresentazioni del
genere. Se appare evidente che si tratta di una "ruota della
fortuna" e dell'alternarsi di questa con il girare della ruota
non è del tutto chiaro il significato del "reuccio", la
simbologia delle sue coppe e l'identità del personaggio
aggrappato al fulcro della ruota al centro della composizione.
Il fulcro è decorato con motivi arcaici del Cristianesimo, cioè
la vite simbolo della vita e della salvezza, mentre l'intera
rappresentazione è chiaramente pagana. Nulla si sa
|
Il transetto nord, del Duomo di
Trento, presenta, nella parte bassa una suddivisione in tre
campiture di uguali dimensioni, scandite da lasene quadrangolari
che si appoggiano su di un dente appena accennato. La parte
emergente del transetto nord è la finestra a "rosa" detta anche
"ruota della fortuna" per il tema iconografico sviluppato a
rilievo sull'esterno. Incassato nella muratura da una profonda
strombatura a balze contornate da cordoli a sezione rotonda, la
finestra è suddivisa da 12 colonnine con capitelli a motivi
vegetali collegati alternativamente a due a due da un arco in
modo così da formare dodici petali, con lo stesso numero di
quelli di Verona, terminanti ad angolo acuto. Il fulcro della
ruota corrisponde a una cornice rotonda, decorata con motivi a
tralci di vite, alla quale si aggrappa con entrambe le mani una
figura, vista di fronte e vestita di una tunica lunga sino ai
piedi. Sulla cornice nella parte sommitale c'è un "reuccio"
assiso e incoronato con un beffardo sorriso che tiene nelle
mani, sollevate verso l'alto, due coppe dalle quali,
probabilmente, alternativamente beve. Il soggetto
Il
reuccio
|
|
dell'artefice o degli artefici di questa parte della costruzione
del duomo, che il Passamani denomina "Maestro della Fortuna",
scorgendovi modi del Bigarelli in relazione anche ai telamoni
del protiro sud-est. Poco aiuta, nell'identificazione
dell'artista il modello plastico, di mediocre qualità ed assai
corroso nel tempo. C'è da notare che il "reuccio", la figura al
centro aggrappata al fulcro e tutti gli altri personaggi,
portano sul petto, a chiusura della pesante veste, una spilla
che è la stessa ed è parimente presente sul petto del
personaggio con spada nella mano alla sinistra di re Erode nel
bassorilievo della Decollazione di S. Giovanni nell'abside
laterale di sinistra dello stesso duomo
La
ruota:Particolare, Sinistra - Centro - Destra
di Trento e si può anche riscontrare
presente nei telamoni stilofori del protiro di sud-est. La ruota
quale simbologia della vita o ciclo dell'evoluzione della natura
o mutare della fortuna terrestre, spesso utilizzata in modo
confuso e poco chiaramente distinguibile. Ma solitamente,
dall'uso più antico al Medioevo, la più rappresentata è la ruota
della "fortuna" con generalmente al vertice della ruota un re
seduto e a destra, gli sfortunati, coloro che precipitano e a
sinistra, i fortunati, coloro che salgono.L'allusione alla presa
e alla perdita del potere terreno è evidente tanto che non è
insolito trovare la ruota accompagnata dalla dicitura:
regno -
regnavi -
sum sine regno -
regnabo. Nell'"Hortus
deliciarum" di Herrard von Landsberg del 1175-90, la
fortuna non siede al centro della ruota, ma a fianco,
troneggiante sulla terra, mentre essa stessa gira la ruota al
vertice della quale è seduto un re con due mondi nelle mani. La
letteratura ci descrive esempi dove la ruota è pretesto per la
narrazione della vita, della storia del mondo e non è insolito
trovare al centro di queste descrizioni il "Cristo"
Il rosone
del prospetto principale del duomo di Trento è di
dimensioni maggiori di quello del transetto nord detto
della fortuna, profondamente strombato e con un susseguirsi di
balse e di cordoni di sezione diversa ed è costituito di sedici
petali, invece di dodici come quello precedentemente descritto.
Come già sottolineato dal Rogger, "...il quattro si inquadra nel
sedici ed il sedici duplica il numero otto, che per conto suo
implica un modo di significati. Per Pitagora, l'otto è il numero
dell'universo, otto sono per Dante le sfere dei pianeti che
ruotano intorno alla terra, la tradizione
|
|
cristiana costruisce in ottagono i mausolei e i battisteri e nel computo del
tempo si lega alla domenica, cioè a quell'ottavo giorno che cessa di essere il
primo. Il rosone è come una grande ruota, sormontata dalla figura del Cristo, in
trono e in atto benedicente e con il libro dell'Apocalisse. Il cerchio iscrive
un immaginario quadrato, ai vertici del quale stanno le simboliche figure degli
evangelisti, ma il quadrato è sfumato dalla sovrapposizione dei petali trilobati
della rosa con al centro, ancora una volta, un cerchio che inscrive un quadrato
a forma di quadrifoglio. Fra gli spazi compresi tra gli archi
Cliccando sulle immagini si
ottengono le stesse ingrandite
trilobati
e la cornice sono inseriti sedici diversi motivi vegetali stilizzati. Appare
evidente, sia stilisticamente sia nella composizione, che la grande finestra a
rosa è il risultato di due momenti distinti; il primo costituito dalla cornice
ancora legata a motivi romanici, il secondo costituito dall'intelaiatura interna
decisamente gotica. Probabilmente la struttura architettonica della facciata in
cui si apre la grande finestra con i simboli degli evangelisti ed il Cristo
pantocratore, sono d ascrivere ad Egidio di Egidio di Campione "Magister muraris",
che nel 1295 risulta residente a Bologna ed attivo, in collaborazione con
Godefrino di Giacomo, pure maestro campionese, alle grandi bifore del fronte
della chiesa di S. Giacomo di Bologna, sotto la guida del frate agostiniano
Bitino; collaborazione di cui lo stesso Egidio si dichiara soddisfatto. La parte
centrale del rosone è lavorata con una straordinaria abilità e potrebbe essere
collocata in opera, come già affermato, dopo la realizzazione del contorno della
finestra strombata con il Cristo pantocratore ed i simboli degli evangelisti.
Tutte le colonnine ed i capitelli sono realizzati a tuttotondo, mentre la parte
terminale trilobata dei dodici petali è realizzata con altrettanti elementi di
pietra traforata con motivi di stilizzate forme vegetali, mentre in sezione le
cornici che le racchiudono sono esagonali e con superfici leggermente convesse.
|