Monumenti - I Grifoni del Duomo di Trento

Enio Home Page RUOTA DELLA FORTUNA 2009  Indice   di   Riferimento MERIDIANE  

 

Il Grifone di sinistra

custode della sacralità del luogo. Sull'abside del duomo di Trento, il draghetto di  sinistra , nello sforzo di liberarsi dalla presa del sovrastante Grifone, ne addenta la poderosa zampa destra e con la coda terminante a testa di serpente, ne morde la coscia posteriore. Pure il drago di sinistra addenta sulla zampa il Grifo subendone comunque l'evidente superiorità ed è mancante della coda a testa di serpente, sebbene la coda affusolata all'estremità sia nella identica posizione di quella del draghetto della parte opposta. L'animale di destra ha il muso più rotondo, quasi da felino, mentre quello di sinistra ne ha uno più allungato con il grugno da suino. Di entrambi si scorgono due piccole ali e le zampe anteriori. Sostanzialmente le due figure non differiscono di molto anche se il grifo di sinistra presenta evidenti connotati maschili e grossi ciuffi di peli sulle zampe anteriori liscie. Le teste sono identiche con grande becco aquilino, tondi occhi frontali, una rada peluria scende dagli occhi verso il becco, orecchie ritte anche se purtroppo risultano spezzate, criniera a larghe squame a ricoprire il collo, corpo leonino munito di due grandi ali rivolte verso l'alto ed attaccate all'altezza delle scapole. Una parte dell'ala, o probabilmente una seconda ala, più piccola, scende quasi a ricoprire l'attacco della zampa al busto. Le

I due Grifoni, dell'abside maggiore del duomo di Trento, situati ai lati della grande finestra centrale, sono con ogni probabilità elementi di recupero provenienti da una precedente costruzione e quì riutilizzati. Posti in opera, per essere visti di fianco, si contrappongono l'uno all'altro. Entrambi alati e con grande becco aquilino e corpo leonino, sono accovacciati sulle gambe anteriori, mentre quelle posteriori tengono in parte sollevato il sedere. Tra le zampe dai lunghi artigli, trattengono un piccolo drago il cui corpo si attorciglia sotto quella della fiera, che con aria distaccata aspetta il momento opportuno per sferrare il colpo mortale. Il grifone fin dall'antichità fu considerato il fedele custode dei tesori, custode del giardino delle Esperidi, dell'orto di Delfo e del tempio di Esculapio, mentre con il cristianesimo assume il simbolo del "maligno" che attacca il cavaliere cristiano, sbrana gli animali ed è, in oltre, terrificante e violento. I Grifoni "dotati dei sensi acuti dell'aquila e della forza del leone, creati in parte per la custodia, sono i guardiani dei simboli della vita...". "Nella loro qualità di vendicatori esse sono associati alla Nemesi e ne sostengono il simbolo: la ruota". E', secondo alcuni, la ambigua personificazione del bene e del male,

 

Il Grifone di destra

ali sono scandite prima da quattro righe in senso verticale di piccole piume quasi a riprendere il motivo a squame del collo, poi da tre ordini sovrapposti di larghe piume restringentesi dall'alto verso il basso in senso orizzontale. E proprio nell'esecuzione delle piume intorno al collo e delle ali che si possono notare delle piccole differenze tra i due animali, non tali però da poter supporre l'intervento di un diverso maestro lapicida. Sul dorso, in parte coperto alla vista dallo

     

                                                                          Particolare con il Grifone di Sinistra e di Destra

sporgere delle ali, gli animali reggono, non sovrapposto ma ricavato dallo stesso blocco di pietra, una base ottagonale per

l'appoggio di una colonna ed è proprio per l'appoggiarsi su questa base singola di una doppia base dalla quale partono le

due colonne annodate che è evidente che i due grifoni sono stati riutilizzati. infatti da una più accurata osservazione si è potuto notare che entrambi i grifoni furono lavorati a tutto tondo, sia per ricchezza di particolari che di levigatura mentre presentano sul fianco addossato alla muratura del duomo una grossolana scalpellinatura resasi probabilmente necessaria per far maggiormente aderire le sculture alla curvatura dell'abside. Si deve inoltre considerare che, con ogni probabilità, se i nostri due grifoni fossero stati realizzati per la costruzione del duomo voluto dal Vanga e per la posizione ove ora si trovano, ci si sarebbe comportati nella lavorazione del materiale lapide, come per i capitelli delle doppie colonne annodate, così come in generale per le altre parti. Si sarebbero cioè realizzati gli stessi elementi a rilievo in un blocco di pietra con la parte terminale inserita nella muratura, quale concio della stessa; sistema che lega l'elemento decorativo alla muratura ed aumenta la stabilità di quest'ultima. Madonna con bambino, detta degli annegati: per la lunga collocazione nella nicchia esterna sul prospetto nord, ma dal Rasmo ritenuta realizzata per il portale maggiore. Il Baroni vede affinità con la Madonna, detta degli annegati di Trento e il monumento a Virgilio del Palazzo Comunale di Mantova. Discordi e svariati sono stati i pareri degli storici dell'arte sulla datazione di questo pregevole

 

Madonna con bambino, detta degli annegati:

Leone Stiloforo

 

monumento. La scultura fu sicuramente realizzata per il duomo e sino all'anno 1880 era ancora policroma, il colore fu rimosso a causa di un discutibile restauro con pulitura. Interessante l'iconografia della Madonna con le trecce scendenti sulle spalle e lo sguardo fisso che rivelano un modello ideale femminile nordico; il naturalistico atteggiamento della Vergine con il capo leggermente spostato da una parte per controbilanciare il peso del bambino e per poterlo abbracciare con un solo sguardo, dando alla figura quel movimento tipico delle Madonne del Pisano; la figura del Gesù

 

Cliccando sulle immagini si ottengono le stesse ingrandite

 

chiaramente ancora di ispirazione bizantina sia nei gesti che nel panneggio. Il Leone Stiloforo che si vede nella foto a destra è una caratteristica della architettura romanica lombarda, derivati dai leoni funerari romani che sono spesso presenti nelle architetture romaniche italiane e doltralpe e costituiscono una particolarità, non ancora criticamente indagata, che nei molteplici esempi che vanno dai leoni stilofori dell'abazia di Nonantola a quelli dei portali sud-est e nord del duomo di Trento, da quelli medievali del duomo di Treviso a quelli di Verona che rivelano una comune radice.

 

NEXT

 

 

Enio Home Page RUOTA DELLA FORTUNA 2009  Indice   di   Riferimento MERIDIANE