Trento -  Il Concilio

Enio Home Page RUOTA DELLA FORTUNA 2009  Indice   di   Riferimento Cappella Alberti  Grifoni - Duomo

 

Il Concilio di Trento

 

Interno del Duomo di Trento

 

S.Maria Maggiore - Chiesa

Nessun avvenimento storico ha segnato tanto profondamente l'identità civica di Trento quanto il XIX Concilio Ecumenico, indetto dalla Santa Sede "contro l'Heresia di Lutero, e per l'Ecclesiastica riforma", come ricordava nel 1673 il bresciano Michelangelo Mariani in un testo erudito intitolato Trenta con il Sacro Concilio, quasi a sancirne un legame indissolubile. Annunciato fin dal 1524, convocato ufficialmente il 22 maggio 1542, aperto con grande ritardo il 13 dicembre 1545 e conclusosi dopo due lunghe interruzioni il 4 dicembre 1563, il Concilio rappresentò per la città atesina un'occasione storica irripetibile, grazie alla quale essa si affacciò per la prima volta sulla ribalta internazionale, accrescendo enormemente la propria notorietà e il proprio prestigio. Trenta - l'antica Tridentum di fondazione romana, divenuta nel medioevo la capitale di un piccolo principato vescovile nel vasto orizzonte del Sacro Romano Impero - era stata scelta come sede conciliare già nella bolla di indizione del 22 maggio 1542, quando papa Paolo III la definì "sito comodo, libero e a tutte le Nationi opportuno". La sua posizione geografica la rendeva infatti un ideale ponte tra l'Italia e la Germania, mentre il suo peculiare statuto politico - una città governata da un vescovo vassallo dell'imperatore - offriva garanzie sia al Papato sia all'Impero. La scelta di Trenta era dunque scaturita da un accordo politico faticosamente raggiunto tra la corte pontificia e l'imperatore Carlo V, dopo che altre ipotesi (Mantova, Vicenza, Ferrara, Bologna, Piacenza, Cambrai, Colonia, Ratisbona) erano state scartate. Non si deve tuttavia pensare che questa decisione fosse definitiva: dopo l'avvio dei lavori nel 1545, in varie occasioni e da più parti venne avanzata la richiesta di spostare il sinodo in un'altra città; e anche se il trasferimento a Bologna nel 1547 si rivelò un completo fallimento, la riconvocazione del Concilio a Trento nel 1551 e nel 1561 non fu scontata. Ancora nel novembre del 1561 il vescovo di Fiesole scriveva al duca di Firenze Cosimo I de' Medici che "si dubita che possino commodamente alloggiare in questa città tanti prelati di conto et li ambasciatori", esprimendo l'opinione "che Trento per un concilio universale frequente di prelati et di nationi non sia così bastante". Indirettamente, la scelta di Trento veniva incontro alle aspettative dei protestanti: fin dal 152O, infatti, Lutero aveva chiesto a gran voce la convocazione di un "libero concilio cristiano in terra tedesca", e l'appartenenza del principato vescovile di Trento al Sacro Romano Impero della Nazione Germanica poteva apparire, in questo senso, una soluzione di compromesso. Le cose, come sappiamo, andarono ben diversamente e la partecipazione dei rappresentanti della Riforma ai lavori conciliari, ancorché assicurata da appositi salvacondotti, di fatto non ebbe luogo. Nel gennaio del 1546 la proposta di far intervenire al Concilio Filippo Melantone o Martino Bucero, caldeggiata segretamente da una decina di vescovi ed abati e appoggiata dallo stesso cardinale Cristoforo Madruzzo, morì sul nascere. Nel 1551 giunsero a Trento, sotto la protezione di Carlo V, alcuni ambasciatori e teologi protestanti, che tuttavia non furono ammessi alle discussioni. Negli anni seguenti la situazione si irrigidì ulteriormente: "Gli heretici di Germania tanto pensano di lasciarsi ridurre al Concilio, se Dio non fa sopra loro qualche miracolo, quanto possia­mo sperare per lo stato presente prima che i Turchi si convertano alla fede", scriveva da Trento il 3O marzo 15621'arcivescovo di Zara Muzio Calini: e questa dovette essere l'opinione della grande maggioranza dei prelati. L'assise tridentina condusse così alla definitiva condanna delle tesi luterane e alla sanzione dell'avvenuta divisione religiosa dell'Europa. Ma questo innegabile fallimento non vanificò il lavoro svolto dal Concilio: da esso scaturì infatti una profonda riforma interna della Chiesa cattolica, sia in senso dottrinale sia in ambito organizzativo e disciplinare. Per almeno due secoli, nel bene e nel male, i decreti tridentini esercitarono un'influenza decisiva non solamente sull'organizzazione della vita ecclesiastica, ma anche sulla cultura, sul pensiero e su molti aspetti del vivere civile dell'Europa cattolica.
 

 

    

Cliccando sulle immagini si ottengono le stesse ingrandite

 

Durante i lavori conciliari, diluiti nell'arco di diciotto anni, Trento ospitò 284 alti prelati e numerosi altri delegati provenienti da quattordici diverse nazioni, assumendo di fatto il ruolo di capitale del cattolicesimo e di crocevia della politica europea. Nel terzo periodo del Concilio, quello conclusivo, sulle rive dell'Adige confluirono oltre duecento vescovi e gli ambasciatori di dodici Stati. Nessuno dei cinque papi succedutisi sul trono di San Pietro tra l'apertura e la chiusura del sinodo venne a Trento: Paolo III, Giulio III e Pio IV preferirono inviare in propria vece dei legati, scelti tra i cardinali di loro fiducia. Anche l'imperatore Carlo V e il suo successore Ferdinando I, si tennero lontani dalla sede del Concilio, ma influenzarono l'orientamento dell'assemblea attraverso l'opera degli ambasciatori o con la loro presenza fisica a Innsbruck. I veri assenti furono tuttavia i rappresentanti dei principati della Germania luterana, dei cantoni svizzeri riformati, dell'Olanda e ovviamente di tutto l'Oriente ortodosso, mentre l'Inghilterra e la Svezia furono rappresentate da personalità carismatiche come il cardinale Reginald Pole, arcivescovo di Canterbury, e l'arcivescovo di Uppsala in esilio Olao Magno, che però non agirono in nome delle loro nazioni ma a titolo personale. Il patriarca latino di Gerusalemme Antonio Elio, presente a Trenta, era in realtà il vescovo di Poi a e quindi non si può dire che rappresentasse la Terrasanta, mentre il patriarca degli Assiri Abdisù, venuto a Roma nel 1562 per la conferma della sua elezione, si limitò a inviare ai legati un dispaccio nel quale si sottoponeva in anticipo alle decisioni conciliari. Le Americhe e l'India furono idealmente rappresentate dai vescovi e dagli ambasciatori spagnoli e portoghesi. Nel luglio del 1562 Angelo Massarelli stimava che il numero dei forestieri presenti a Trento avesse raggiunto le quattromila unità. Per far fronte a questo compito la piccola città, che all'epoca contava tra i seimila e gli ottomila abitanti, era stata mobilitata fin dal 1542 a tutti i livelli, sotto l'abile guida del principe vescovo Cristoforo Madruzzo e con la costante collaborazione del Magistrato Consolare, l'organo di rappresentanza dell'oligarchia cittadina. A loro volta i consoli si trovarono a trattare i

 

      

Torre Civica                                                              Torre Vanga

 

singoli problemi di alloggio e approvvigionamento con il commissario pontificio per il Concilio, il vescovo di Cava de' Tirreni Tommaso Sanfelice. Cardinali, patriarchi, arcivescovi e vescovi, abati, generali di ordini, teologi, ambasciatori, giureconsulti e cerimonieri, spesso accompagnati da familiari e folto seguito, trovarono alloggio nei principali palazzi, nei conventi e nelle locande: quasi tutti nel ristretto spazio compreso tra l'antico corso del fiume Adige - deviato nell'alveo attuale solo nella seconda metà dell'Ottocento - e le mura medievali. La città era certamente piccola, ma non meschina: :'Ha circa mille case - annotava il Massarelli - alcuni bellissimi edifizi e molte vie regolari, con ampie piazze, ha molti palagi, fra i quali primeggia per bellezza e grandiosità il vescovile", Una xilografia raffigurante la forma urbis di Trento fu edita a Venezia nel 1562 da Giovanni Andrea Vavassore su incarico di Antonio Manelli, depositario della Cassa del Concilio: fu la prima immagine a stampa della città, destinata a rimanere l'archetipo di gran parte della successiva iconografia di Trento, Tutte le sessioni ufficiali del sinodo tenute a Trento, ventitre in tutto, si svolsero nel duomo di San Vigilio, grandiosa e venerabile fabbrica romanica ubicata quasi nel centro geometrico dell'insediamento urbano,

 

 

Notizie tratte dal libro "Il Concilio di Trento I luoghi e la memoria"

 

 

Enio Home Page RUOTA DELLA FORTUNA 2009  Indice   di   Riferimento Cappella Alberti  Grifoni - Duomo