a Trento 2013
Oggi è festa e andiamo a
mangiare fuori
E' il giorno di Pasqua e
anche quest'anno abbiamo deciso di fare la nostra gita fuoriporta, anche
se il tempo non è dei migliori c'è solo un pallido sole che riesce a
malapena ad attraversare le nubi scure, cariche di pioggia, che non
promettono niente di buono. Decidiamo di scendere giù verso il Garda in
cerca di qualche ristorante tipico, per mangiare, a base di pesce di
lago, in questa particolare giornata. Ci fermiamo verso le 12 per fare
delle foto nel piazzale del ristorante di Castel Toblino.
Questo
storico e scenografico castello è posto su una piccola penisola vicina
alla confluenza del lago di Santa Massenza con quello di Toblino ed è
circondato da una folta vegetazione di alto fusti quasi inquietanti, che
sicuramente hanno contribuito ad ingigantire storie e leggende di fate,
castellane infelici e torbidi amori vissuti in questo posto. Vi si
accede attraverso un grosso portale superando un ponte levatoio di
legno. Castel Toblino è uno dei più celebri castelli del Trentino e deve
la sua fama alla singolare posizione e al bellissimo ambiente che lo
circonda, ma anche alle tante e cupe leggende che in quel parco e tra
quelle mura hanno trovato terreno fertile su cui nascere e svilupparsi.
La credenza popolare racconta che su quello sperone roccioso, che fino a
qualche secolo fa era un’isoletta, 2000 anni fa "abitavano" le fate alle
quali nel III secolo era appunto dedicato un tempietto.
Lo "certifica" una lapide
murata nel portico del castello che l’archeologo Paolo Orsi definisce
"unica nel suo genere nella realtà epigrafica romana ". Ben presto,
tuttavia, la funzione magico religiosa venne soppiantata da quella
militare strategica e al posto del tempio sorse un arcigno fortilizio
per il cui possesso si scontrarono a lungo i signorotti della zona. Il
castello che oggi possiamo ammirare e visitare è frutto della
riedificazione voluta da Bernardo Clesio nel XVI secolo: il maniero si
trasformò in residenza molto apprezzata dai Principi vescovi di Trento e
in particolare dai Madruzzo. E proprio a Carlo Emanuele Madruzzo, ultimo
principe vescovo della dinastia (in quattro hanno governato la diocesi
per 120 anni) è legata una delle leggende: si narra che il vescovo
avesse un’amante, Claudia Particella, da cui il prelato avrebbe avuto
alcuni figli..
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Il castigo di Dio per la condotta
scandalosa del Vescovo non si fece attendere: una sera Claudia e il fratello
stavano attraversando in barca il lago per raggiungere il castello, ma la loro
imbarcazione si capovolse e i due morirono. Nelle notti di luna piena gli
spiriti inquieti dei due annegati aleggiano ancor oggi sulle acque del piccolo
lago. Comunque è un incanto in tutti i sensi: tornarci è sempre un piacere. Il
ristorante, da noi scelto per il pranzo pasquale, occupa quasi interamente le
varie stanze del castello, tutte arredate con eleganza, raffinatezza e con
l'utilizzo di numerosi mobili ed arredi d'epoca. Offre una cucina di livello,
preparata con ingredienti di qualità e servita con creatività scenografica.
Dell'ampio menù abbiamo assaggiato: paccheri con salmerino e ravioli d'anatra
con tartufo nero, filetti di persico con patate viola e coscia d'anatra con
zucca all'aceto balsamico, castello di cioccolato e tortina allo zafferano, il
tutto accompagnato da un ottimo Weissburgunder. La carta dei vini è veramente
notevole, come la fantasia del menù. Ovviamente non è un locale economico, 50
euro a testa, escluso i vini, ma la classe e l'atmosfera del posto unite alla
cucina vi ripagano della spesa. Per location ed organizzazione risulta un posto
ideale per eventi e cerimonie, ma se si è in zona vale la pena allungare il
viaggio di qualche chilometro e provarlo: ovviamente è d'obbligo la
prenotazione. Dopo pranzo volevamo scendere a Riva, per una passeggiata
romantica lungo le rive del lago, ma all'altezza di Arco ci ha colti
l'acquazzone e abbiamo deciso di tornarcene a casa.
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