in Padova - 2009
Rubano (PD) - Martedì
31 Maggio 2009
Val la pena di vivere queste esperienze e me
ne sono reso conto oggi 30 maggio 2009. Va
pertanto stretto un patto con la vita, come
fa spesso questa comitiva proveniente da
Chieti ogni anno. Mi ricorda che questo
patto bisogna sottoscriverlo nei giorni più
felici, perché i momenti della fatica e del
dolore, la stanchezza e la vecchiaia non ci
piombino addosso e ci trovino esitanti e
dubbiosi se davvero valga la pena di vivere.
Va stretto, quanto prima, un patto
indissolubile con la vita e va scritto ad
una tale profondità della coscienza da
risultare irraggiungibile rispetto ad ogni
ripensamento, così abissalmente luminoso da
non poter essere più oscurato. E poi almeno
una volta all'anno occorre riportarlo alla
memoria e celebrarlo di nuovo. Si può farlo
in un giorno a scelta che abbia per ciascuno
un significato particolare.
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Si può anche prendere spunto dalle due
giornate che ogni anno questo gruppetto di persone, ben
affiatato, decide di passare in gita alla Madonna della
Corona o come quest'anno a Padova, per sentirsi lì la messa
delle 10 nella cattedrale di Sant'Antonio e per poi fermarsi
tranquillamente a pranzare a Rubano, sei chilometri più in
là, nella trattoria El Rustego, prima di ripartirsene per
Chieti. L'importante per questa gente, qualcuno già
over 80, è che non s'allenti mai il filo che li tiene legati
all'amore per la vita, fanno si che lo si conservi teso
sempre, qualunque cosa accada. Per questo oggi sono corso da
Trento, alla loro chiamata, sopratutto per incontrare la mia
mamma Gina che fa parte della comitiva, di questi "pallegrini",
e fermarmi a mangiare con lei. Fa parte del mio gruppetto
non solo Donatella, ma
anche Alessandra che quest'anno è appena
arrivata quì da me, per passarvi quattro giornate in
spensieratezza, lontano dal suo tran tran quotidiano. Ognuno
tra queste persone quì convenute ha portato con se i propri
ricordi: ritagli dell'infanzia, un abbraccio del padre o
della madre, il primo amore, le nozze, una scelta importante,
la nascita di un figlio, l'esperienza di un perdono dato o
ricevuto, la gioia di un affetto che con gli anni cresce,
un'amicizia ritrovata, l'accettazione serena dei propri
limiti e tutte queste cose vengono fuori e si sentono, dopo
il secondo bicchiere di vino. Subito si incomincia a
formarsi un gruppetto di persone che a gran voce si cimenta
nell'interpretazione dei canti della montagna... e subito
partono: "quel mazzolin di fiori che vien dalla montagna...
e bada ben che non si bagna..."
Vi sono momenti
della vita, come questi, che chiedono forse di essere
sfiorati solo con una carezza: lo sbocciare di un amore, la
fragilità di un handicap, il fraternizzare, lo scordarsi
dell'avanzare della vecchiaia o l'affacciarsi della morte
con la dignità di ognuno, di colui che accarezza e di colui
che viene accarezzato, in questa loro stagione della
vita. E sentirsi salvi da ogni possibile naufragio
dell'esistenza individuale per cui quelle relazioni ti
ricordano che la vita è bella e vale sempre la sua
pena di viverla fino in fondo. Ci siamo fatti le foto come
ogni anno, io adesso le metto in web in modo che loro
possano rivedersi e ricordare questa giornata e se qualcuno
non può, perchè alla loro età non si conosce o si usa
Internet, riceverà una cartolina con la loro immagine da me,
appena mi recherò a Chieti.
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